Transizione 5.0: una nuova era per l’Italia tra Innovazione e Sostenibilità

  • Di Domenico Serpella
    • 29 Apr 2024
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Piano Transizione 5.0

Il Piano Transizione 5.0 nasce con il dichiarato obiettivo di sostenere il processo di transizione digitale ed energetica delle imprese italiane. Il piano emerge in un contesto storico di grande rilevanza, in cui la nostra società si trova a fronteggiare le sfide legate ai cambiamenti climatici con la nascente consapevolezza che è necessario adottare modelli di sviluppo innovativi che garantiscano sostenibilità a lungo termine.

In quest’ottica, il governo italiano mira a guidare il Paese verso un futuro più verde e tecnologicamente avanzato, proponendo strumenti per incentivare le imprese a investire in tecnologie con l’obiettivo di incrementare l’efficienza energetica dei processi produttivi,  l’autoproduzione e l’autoconsumo di elettricità da fonti rinnovabili, e in formazione del personale sulle competenze per governare la transizione digitale ed energetica.

Investimenti agevolabili

Veniamo ora ad una disamina di alcuni elementi che caratterizzano il Piano, partendo proprio dagli investimenti agevolabili. Si tratta di:

  • Beni strumentali 4.0, a condizione che il relativo progetto di innovazione determini una consistente riduzione dei consumi energetici della struttura produttiva o dei processi interessati (investimenti “trainanti”).

In presenza di un investimento trainante, sono agevolabili anche:

  • Beni strumentali connessi all’autoproduzione da fonti energetiche rinnovabili, compresi gli impianti fotovoltaici, purché i moduli siano prodotti negli stati membri dell’Unione Europea, e presentino un’efficienza minima.
  • Formazione del personale, finalizzata all’acquisizione e al consolidamento delle competenze tecnologiche rilevanti per la transizione digitale ed energetica.

I punti chiave del Piano Transizione 5.0

Senza entrare nel dettaglio dei numeri, e delle condizioni applicative, evidenziamo alcuni punti chiave che sono alla base del piano:

Sinergia tra investimenti 4.0 e 5.0

L’intenzione del legislatore è quella di sfruttare l’impianto tecnico-normativo, oramai ben consolidato della transizione 4.0, nell’ipotesi che le tecnologie abilitanti, l’interconnessione dei fattori produttivi con i sistemi di pianificazione e controllo, e l’integrazione delle catene del valore, possano conseguire rilevanti risparmi energetici.

Chiarezza di obiettivi

A livello generale, il piano prevede un legame stretto e vincolante, tra il progetto incentivato e la riduzione del fabbisogno energetico; questo nell’ottica di rispondere ai requisiti della missione del fondo con cui è finanziato, il RepowerEU, e conseguire un risparmio cumulativo di 0.4 Mtep nel periodo 2024-2026.

Innalzamento delle aliquote agevolative

Il Piano offre un credito d’imposta fino al 45% per le imprese che investono in innovazione digitale ed energetica nel biennio 2024-2025, aliquote più elevate rispetto alle misure precedenti.

Diversificazione degli investimenti

Il credito d’imposta è esteso ad altre tipologie di costi agevolabili, quali i beni strumentali per la produzione di energia da fonti rinnovabili, e per gli impianti fotovoltaici prevede delle maggiorazioni per favorire la diffusione di tecnologie particolarmente performanti, mantenendo la base di produzione in stati membri dell’UE.

Le sfide del Piano Transizione 5.0

Dall’altro lato questi punti di forza si associano sicuramente ad una maggiore complessità per progettare gli investimenti. In particolare:

Correlazione tra beni strumentali 4.0 e riduzione fabbisogno energetico

Sebbene alcune delle categorie originariamente previste dal piano Transizione 4.0 fossero direttamente correlate con la gestione e l’ottimizzazione di flussi e consumi di energia, per molti di questi beni strumentali il legame tra tecnologie avanzate di produzione, digitalizzazione dei processi e riduzione del fabbisogno energetico non è diretto, ma può derivare da modelli avanzati in cui i dati forniti dalle macchine, o il legame delle catene del valore con il fornitore, possono favorire un ottimale utilizzo dei fattori produttivi.

In tutti questi casi, dimostrare la riduzione del consumo, non è un triviale esercizio di sostituzione, ad esempio di un bene meno efficiente con uno più efficiente, ma corrisponde alla creazione di modelli complessi, e a una profonda conoscenza dell’ambiente produttivo e dei fattori che lo possono efficientare.

Appesantimento delle procedure autorizzative

Il decreto introduce nel processo di fruizione, certificazioni da parte di figure tecnico-ingegneristiche e revisori contabili, e comunicazioni dell’impresa al Gestore dei Servizi Energetici (GSE), prima e dopo l’effettuazione dell’investimento.

Questo nell’ottica, di agevolare solo progetti eleggibili e obiettivi chiari (certificazione e comunicazione ex-ante), eseguiti per conseguire il risultato prospettato (certificazione e comunicazione ex-post), e dare alle imprese certezza sui benefici fruibili e sui costi eleggibili ammessi (certificazione contabile e approvazione della fruizione).

Incertezza interpretativa

La normativa solleva ancora diverse incertezze applicative, in particolare per quel che riguarda il contenuto della documentazione da presentare al GSE, e alle modalità da utilizzare per dimostrare il rispetto dei requisiti relativi alla riduzione del fabbisogno energetico, negli scenari in cui non siano disponibili dati sui consumi relativi all’esercizio precedente (nuove imprese, o nuovi processi produttivi).

Una parte di questi dubbi potrà essere chiarita solo con il decreto attuativo, di cui si attende la pubblicazione, nei prossimi giorni.

Tempi contingentati

Un fattore critico per l’attuazione delle missioni del PNRR, è quello relativo all’utilizzo dei fondi, con una data di scadenza, il 31/12/2025, che si avvicina a passi rapidi.

Completare il quadro normativo, con l’approvazione del decreto attuativo, e fornire informazioni e prassi applicative, diventa quindi fondamentale, per consentire alle imprese di progettare gli investimenti e portarli a compimento nei termini previsti.

Luci e ombre del Piano Transizione 5.0

In sintesi, mentre il Piano Transizione 5.0 è visto come una significativa opportunità per stimolare l’innovazione e guidare le imprese verso percorsi di sostenibilità, la sua complessità e le incertezze normative ad oggi esistenti, rappresentano delle sfide significative che potrebbero limitarne l’efficacia.

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Domenico Serpella

Innovation Consultant Manager

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