PNRR: Possibili ritocchi in vista, ma sul tema transizione 4.0 mancano le novità

  • Di Centro Studi
    • 06 Dic 2022
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PNRR italia

Sotto la guida del nuovo Governo Meloni, ed in seguito al debutto a Bruxelles del ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti durante l’Eurogruppo tenutosi ad inizio novembre, è stato dato il via libera allo stanziamento della seconda rata del PNRR, di importo pari a 21 milioni di euro. Con questo ulteriore stanziamento si potrà continuare a portare a termine gli obiettivi prefissati dal PNRR, apportando, ove strettamente necessario, eventuali modifiche.

 Ad oggi sono stati raggiunti 21 obiettivi che hanno riguardato, prevalentemente, il tema della digitalizzazione e della transizione ecologica. In via di definizione, ed in linea con il piano di programmazione e progressione, restano 28 obiettivi. I fondi europei messi a disposizione e la precisa programmazione del Governo italiano non possono essere, tuttavia, gli unici fattori determinanti per garantire la piena attuazione del PNRR.

Si necessita, infatti, di un pieno coinvolgimento dei soggetti privati che, da meri beneficiari, devono iniziare a rivestire il ruolo di protagonisti, tenuto conto dei maggiori costi sopravvenuti negli ultimi mesi che non possono trovare ulteriore compensazione nei conti pubblici.

Questo effetto “leva” può trovare facile applicazione, ad esempio, prevedendo: procedure di appalto innovative tramite partnership pubblico-private, la creazione di fondi di coinvestimenti per arrivare all’attrazione degli investimenti privati nelle aree che beneficiano di quelli pubblici. Non è da escludersi, inoltre, un ricorso maggiormente intensivo al Partenariato Pubblico Privato, capace non solo di generare addizionalità finanziaria, ma anche di introdurre nei vari settori di riferimento competenze e soluzioni per la realizzazione di progetti complessi.

PNRR Possibili ritocchi in vista, ma sul tema transizione 4.0 mancano le novità

Gli strumenti per spingere maggiormente il PNRR, allargandone anche gli obiettivi, ci sono. Restano da abbattere gli ostacoli connessi all’avversione al rischio e al cambiamento. Il Piano di Resilienza e Resistenza non è soltanto una sfida per la politica italiana, ma rappresenta una grande occasione per tutto il Paese per creare un maggior valore sociale, politico ed economico.

È opportuno precisare che negli ultimi mesi il nuovo Governo ha ribadito, in più occasioni, la necessità di rivedere il PNRR per ottimizzare le risorse stanziare, al fine di perseguire obiettivi fattibili e facilmente raggiungibili. Il Governo Meloni, pertanto, ha in programma un “restyling” del PNRR in stretta collaborazione con Bruxelles. Il principale intento è quello di ridestinare determinate risorse che, allo stato attuale dell’arte, sono impiegate per progetti difficilmente realizzabili, per poi essere nuovamente impiegati in nuovi settori che oggi, più di eri, richiedono una maggiore flessibilità finanziaria. Ad esempio, il settore dell’energia.

Questa attività di “revisione” del PNRR potrebbe già iniziare con la prossima Legge di Bilancio a cui in queste settimane il Governo sta lavorando costantemente per fare in modo di promulgarla entro fine anno.

Europa – riapertura del piano RepowerEU

Lato UE è in programma la riapertura in Commissione del Repower EU che sarà finanziato con le quote residue dei prestiti stanziati dall’UE che non sono stati utilizzati. In sintesi: per dare spazio ai nuovi progetti energetici, bisogna ridestinare i fondi di quei progetti in fase di “stallo” o che, vista la loro complessità progettuale, risultano di ardua realizzazione (almeno in tempi brevi).

Davanti a proposte simili non sono mancati opposizioni da Bruxelles che non vede di buon occhio un cambiamento integrale del PNRR. Ad oggi, il veto riguarda soltanto una destrutturazione totale del PNRR, mentre, per un’eventuale istanza di maggiore flessibilità restano aperte finestre di dialogo con la finalità comune di implementare il PNRR con un approccio realistico e di concreta fattibilità. La stessa Commissione è consapevole che, nei prossimi mesi, verranno inoltrate proposte emanative del PNRR da diversi Paesi membri ed è pronta ad avviare le relative discussioni.

Transizione 4.0: un vuoto da colmare

Nelle ultime settimane è trapelata la bozza della prossima legge di bilancio che risulta incentrata in prevalenza sulle misure energetiche e sui contratti di sviluppo (sono previsti ben 4 miliardi fino al 2028). Nulla si prevede per quanto riguarda il piano della transizione 4.0, almeno, per ora. Le principali preoccupazioni riguardano la mancanza di rifinanziamenti di agevolazioni importanti come, ad esempio, la proroga del credito d’imposta per gli investimenti per il Sud.

BLU NUOVO: #012d48
ARANC.  NUOVO: #ec693a
AZZURRO NUOVO: #34b8c7
VERDE NUOVO: #80bc52
GRIGIO CHIARO: #f3f4f6
ROSA NUOVO: #EC6783

Per quanto riguarda gli investimenti in beni strumentali materiali 4.0, da effettuarsi nell’anno 2023, le aliquote si dimezzeranno, passando dall’attuale 40% al 20% per investimenti fino a 2,5 milioni, dal 20% al 10% per investimenti da 2,5 milioni di euro a 10 milioni di euro, e dal 10% al 5% per investimenti da 10 milioni di euro a 20 milioni di euro. Situazione analoga si verifica per i software 4.0: si passa dal 50% al 20% per il 2023.

Finirà definitivamente, invece, il credito d’imposta previsto per l’acquisto di beni strumentali ordinari sia materiali e immateriali.

Le imprese, per assicurarsi l’accesso alle maggiori aliquote ancora in vigore, dovranno confermare l’ordine con il fornitore entro il 31 dicembre 2022 e versare un acconto di almeno il 20% del costo di acquisizione.

Lato bonus formazione 4.0, se ad una prima impressione la situazione sembrava stesse per “crollare”, sarà prevista la proroga delle attuali quote percentuali soltanto di un anno: fino al 70% per le PMI e fino al 50% per le grandi imprese. Le aspettative, tuttavia, si fondavano su una previsione per più anni e non focalizzate soltanto sull’anno 2023.

Si deduce facilmente che, da qui per i prossimi anni, è previsto un notevole calo delle agevolazioni. Le perplessità riguardano il raggiungimento del 47% per il 2025 e al 60% per il 2023 dei livelli di training, in tema di formazione, posti dalla Commissione UE. Ad oggi, il nostro Paese è ancora lontano dal raggiungere i traguardi preposti e sicuramente una manovra di questo tipo non facilita il raggiungimento dell’obiettivo.

Se il quadro dovesse mantenersi tale si tratterrebbe di uno dei risultato più magri delle ultime manovre finanziarie che, indubbiamente, potrebbe portare ad un notevole rallentamento della transizione delle imprese. Tuttavia, fin tanto che non saranno ultimati in via definitiva i lavori relativi alla nuova Legge di Bilancio e non vengano pubblicati comunicati ufficiali, il tutto si riduce ad un “work in progressdi dubbia definizione in tempi così stretti, ma che può essere soggetto a ripetute modifiche nel corso del mese.

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