In arrivo il Decreto sulle certificazioni per attività di R&am...
Il Ministro delle Imprese e del Made in Italy ha firmato il decreto del Presidente del Consiglio ...
In un contesto economico-sociale come quello attuale, caratterizzato da forti e rapidi mutamenti, emerge la necessità per le imprese di creare valore nel lungo periodo con l’obiettivo di identificare e governare i rischi non solo di natura economico-finanziaria ma anche di carattere ambientale, sociale e di governance. Tale visione integrata conduce alla sostenibilità, intesa come la capacità di generare valore nel lungo periodo senza pregiudicare le risorse a disposizione delle generazioni future. È necessario quindi integrare alle valutazioni economico-finanziarie le valutazioni ESG nella rendicontazione di sostenibilità.
Lungo questa direzione, la finanza diventa il motore della transazione in grado di indirizzare i flussi finanziari verso attività economiche e investimenti sostenibili. Nel marzo del 2018, la Commissione Europea pubblica un “Piano d’Azione per la finanza sostenibile”. Al suo interno vengono delineate strategia e misure da adottare per la realizzazione di un sistema finanziario capace di promuovere uno sviluppo sostenibile sotto il profilo economico, sociale e ambientale.
Nel piano vengono proposte dieci azioni da intraprendere con l’obiettivo di:
Nell’ambito del Green Deal europeo e del Piano d’Azione per la Finanza Sostenibile si colloca l’approvazione e la pubblicazione, avvenuta il16 dicembre 2022, sulla Gazzetta uffficiale UE della Direttiva n. 2022/2464. Quest’ultima riguarda la rendicontazione societaria di sostenibilità (Corporate Sustainability Reporting Directive – CSRD). La CSRD modifica la Direttiva 2013/34/UE (Non Financial Reporting Directive – NFRD) concernente l’obbligo di comunicazione di informazioni di carattere non finanziario per le imprese di grandi dimensioni. Agli Stati Membri è fatto obbligo di recepire la Direttiva entro 18 mesi a partire dalla sua pubblicazione, ovvero a partire dall’anno fiscale 2026, (reporting 2027) con l’opzione di astenersi per 2 anni (cd. “opt-out option”).
Rispetto all’attuale NFRD (Non-Financial Reporting Directive), la CSRD amplia notevolmente il perimetro di aziende coinvolte dall’obbligo di redazione dell’informativa di sostenibilità. L’UE stima che le società che attualmente redigono la DNF passeranno da 11.700 a circa 49.000, di cui 4.000 soltanto in Italia. La Direttiva si rivolge a grandi imprese non quotate, a PMI quotate sui mercati regolamentati (escluse le micro-imprese) e a imprese e figlie di succursali con capogruppo extra-UE.
Tra le principali novità introdotte vi sono:
Alla luce di quanto detto fino ad ora, appare evidente come la rendicontazione della sostenibilità rappresenti una leva di crescita per le PMI: non solo per accedere più facilmente a prestiti e finanziamenti, ma anche per individuare e misurare quelle dinamiche che permettono loro di essere competitive attraverso l’adozione di comportamenti virtuosi in grado di massimizzare i profitti e gli impatti positivi. In tal senso, banche e investitori possono rappresentare per le PMI degli importanti facilitatori. Incentivando l’adozione di strumenti di rendicontazione socio-ambientale, essi portano questi temi all’attenzione di realtà che spesso, per loro natura, sono già allineate a obiettivi di sostenibilità, ma che non sono portate a esplicitare il proprio impegno e le proprie performance.
E’ importante evidenziare come i fattori ESG giochino un ruolo sempre più rilevante nell’accesso al credito e nel rapporto tra le banche e le imprese. Integrare gli aspetti economici e di governance, sociali ed ambientali, all’interno di un’impresa conduce al miglioramento del merito creditizio aziendale. Tuttavia, ogni banca dispone di un proprio sistema di valutazione del merito creditizio e questo vale anche per i fattori ESG. Mentre i rating di credito si basano su dati finanziari e di bilancio che rispettano standard riconosciuti e condivisi, i rating ESG vengono elaborati su una reportistica non ancora omogenea e standardizzata.
La maggiore criticità risiede proprio nel fatto di riuscire a creare un modello appropriato alle dimensioni delle imprese; infatti, le PMI si trovano spesso in difficoltà per la carenza di criteri di valutazione ESG in grado di analizzare e cogliere adeguatamente le loro peculiarità. Appare quindi evidente l’importanza di sviluppare standard omogenei e comuni che permettano di collegare gli obiettivi, i rischi e le opportunità aziendali riguardo agli aspetti ambientali, sociali e di governance a parametri oggettivi, quantificabili e misurabili.
Per valutare il livello di sostenibilità di un’azienda è necessario studiare metodologie affidabili, volte alla raccolta, gestione e verifica di dati ESG di alta qualità, al fine di ottenere una fotografia precisa e puntuale della realtà aziendale che si sta analizzando. Bisogna sapere come accedere alle informazioni, verificare i dati prodotti dall’impresa e trasformarli in una valutazione quantitativa affidabile.
Il mondo bancario, finanziario e assicurativo sarà chiamato a svolgere un ruolo culturale di “istruzione” per le PMI e le micro imprese, le quali dovranno comprendere quali fattori considerare al fine di migliorare la propria sostenibilità ed eventualmente riorientare l’attività di business. Dall’inserimento della valutazione ESG nel credit risk management degli operatori finanziari passa quindi la capacità del sistema bancario di affiancare le imprese nella transizione sostenibile, per cogliere le grandi opportunità che questa rivoluzione offre a tutti gli attori coinvolti.
Il mercato è sempre più guidato dai trend di sostenibilità con un impatto materiale sulle performance. Di conseguenza, la sostenibilità sta diventando un elemento centrale da considerare per creare valore e vantaggio competitivo. Per mantenere la propria competitività sul mercato è necessario che le PMI comincino ad attivarsi fin da subito nella costruzione di un sistema di rendicontazione in modo tale da essere, una volta entrato in vigore l’obbligo di ricezione della Direttiva, già pronte a fornire la base di dati necessari alla rendicontazione di sostenibilità.
La sostenibilità economico-finanziaria e i fattori di valutazione ESG sono due facce della stessa medaglia: occorre che le imprese si facciano trovare pronte.
Va sottolineato che, seppur la Direttiva escluda dall’ambito di applicazione soggettivo le PMI non quotate, essa riconosce come queste siano parte (direttamente o indirettamente) della filiera produttiva di grandi imprese interessate dall’applicazione della Direttiva. Pertanto, le piccole e medie imprese dovranno in ogni caso conformarsi agli obblighi previsti da tali norme in via indiretta, tramite strumenti di natura contrattuale che le grandi imprese applicheranno ai loro fornitori, subfornitori, distributori, rivenditori, ecc.
In quest’ottica, il ruolo “educativo” ricoperto da banche e investitori risulta essere di cruciale importanza. Infatti, le PMI si rivelano scettiche circa l’efficacia della rendicontazione di sostenibilità nel generare benefici in termini di attrattività di capitali. Tale scetticismo alimenta a sua volta la tendenza a comunicare la sostenibilità per finalità interne o meramente reputazionali, limitando le prospettive di accesso a finanziamenti e investimenti sostenibili. Per superare questa diffidenza è indispensabile che banche e investitori mostrino loro i vantaggi nell’utilizzare strumenti di rendicontazione ESG.
Un buon rating aiuta le aziende ad attrarre investimenti e ridurre i costi di finanziamento, migliora la capacità di misurazione delle performance di sostenibilità, il posizionamento e la leva commerciale, conduce ad un miglior monitoraggio dei parametri di efficienza e di produttività, incrementa le opportunità di investimento, riduce il rischio operativo e fa sì che l’azienda mantenga un vantaggio competitivo nel tempo.
In conclusione, l’impegno concreto per la sostenibilità rappresenta una grande opportunità per le PMI di distinguersi, competere e prosperare nel panorama economico attuale. Lungo questa direzione, la rendicontazione di sostenibilità e il ruolo delle banche rappresentano due elementi chiave per la capacità delle imprese di creare valore nel lungo periodo.
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