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Negli anni l’Unione Europea ha perseguito attivamente l’obiettivo di un modello socio-economico equo e sostenibile. Aggiornando costantemente il quadro normativo, infatti, essa mira a facilitare gli investimenti pubblici e privati nell’ottica del raggiungimento degli obiettivi definiti nel Green Deal Europeo.
Ad oggi le tematiche legate alla sostenibilità assumono, quindi, un ruolo sempre di maggiore importanza nel contesto economico europeo, le aziende di conseguenza sono chiamate a rendere conto più chiaramente di come le proprie azioni impattino nel contesto sociale in cui sono inserite.
La contabilità ordinaria, dunque, non è più in grado di fornire un’informazione completa sugli effetti che le organizzazioni producono nei confronti della comunità. Si è assistito così a graduale sviluppo dei modelli di reportistica integrata, i quali, combinano l’informazione finanziaria con quella socio-economica riuscendo ad andare oltre il dato contabile e soddisfare le esigenze di tutti gli stakeholder coinvolti nel processo aziendale.
Per le aziende nasce così l’esigenza di comunicare ai propri stakeholder informazioni e dati di natura extra finanziaria, questo si traduce nella redazione di un documento che garantisca la trasparenza dell’impatto dell’organizzazione nelle tre dimensioni della sostenibilità.
L’importanza della comunicazione non finanziaria non rimane solo concetto teorico ma si traduce presto in un vero e proprio processo normativo, infatti, l’Unione Europea nel 2014 con la direttiva 2014/95/EU sancisce l’obbligo di reporting non finanziario per oltre 11.000 soggetti in Europa. In Italia la direttiva 2014/95/ UE viene recepita con il D.Lgs. n. 254/2016
“Le imprese di grandi dimensioni che costituiscono enti di interesse pubblico con un numero di dipendenti occupati durante l’esercizio pari a 500”.
Il 21 aprile 2021 la Commissione Europea ha adottato la proposta di direttiva Corporate Sustainability Reporting Directive (CSRD) estendendo di fatto l’obbligo di rendicontazione.
La CSRD rappresenterà, quindi, il quadro normativo mediante il quale le aziende dovranno analizzare, contabilizzare e comunicare l’impatto socio-ambientale della propria organizzazione.
La nuova norma si applicherà a tutte le grandi imprese europee e a tutte le società quotate ad eccezione delle microimprese. L’obbligo riguarderà, dunque, tutte le aziende con più di 250 dipendenti con un fatturato superiore ai 50 milioni di euro e un bilancio annuo superiore ai 43 milioni.
La CSRD prevederà un arco temporale di 4 anni per essere implementata:
Nella direttiva, inoltre, si parla anche di “Rendicontazione consolidata di sostenibilità” ovvero le imprese capogruppo, imprese madri, dovranno includere nella relazione sulla gestione consolidata, “informazioni necessarie alla comprensione dell’impatto dell’intero gruppo rispetto alle questioni di sostenibilità”.
La Relazione Consolidata, quindi, ha l’obiettivo di trasmettere a tutti gli stakeholder i risultati raggiunti durante l’anno dal gruppo in ambito di sostenibilità.
Con queste novità le imprese tenute a pubblicare il proprio report di sostenibilità passeranno dalle attuali 11.000 ad essere quasi 50.000.
L’Unione Europe ha definito il bilancio di sostenibilità come:
“L’integrazione volontaria delle preoccupazioni sociali ed ecologiche delle imprese nelle loro operazioni commerciali e nei loro rapporti con le parti interessate”.
Il bilancio di sostenibilità, nella pratica contabile, si traduce nella redazione annuale di un documento con il quale le imprese comunicano a tutti gli stakeholder l’impatto e i risultati della propria organizzazione in riferimento al più ampio spettro della sostenibilità.
Il report risulta un potente mezzo per incentivare una maggiore trasparenza dei comportamenti messi in atto dalle aziende, attraverso la comunicazione dell’impatto ambientale, sociale ed economico delle proprie attività.
Per la rendicontazione di sostenibilità è possibile seguire le line guida definite dell’organizzazione del Global Reporting Initiative (GRI), in quanto essa definisce gli standard internazionali di reportistica di sostenibilità. I GRI rappresentano le buone pratiche di rendicontazione non finanziaria, in quanto, sono disegnati in modo da fornire informazioni in merito a una gamma di impatti: economici, ambientali e sociali.
In merito agli standard di rendicontazione, la Commissione Europea Entro il 30 giugno 2024 integrerà alla direttiva CSRD i Principi di rendicontazione di sostenibilità per le piccole e medie imprese, definendo così le regole di reportistica non finanziaria.
“Le nuove norme renderanno un maggior numero di imprese responsabili del loro impatto sulla società e le guideranno verso un’economia a vantaggio delle persone e dell’ambiente. I dati sull’impronta ambientale e sociale saranno disponibili al pubblico, ossia di chiunque sia interessato a tale impronta. Allo stesso tempo, i nuovi requisiti ampliati sono adattati alle varie dimensioni delle imprese e forniscono loro un periodo transitorio sufficiente per prepararsi”
Nelle parole del Ministro dell’industria e del commercio della Repubblica Ceca, Jozef Síkela, si identifica l’obiettivo del legislatore con la aggiornamento della direttiva CSRD.
La società e i mercati hanno necessità di accedere a nuove forme di informazioni, non solo di carattere finanziario ma anche di tipo ambientale e sociale, questo processo può guidare l’investimento verso modelli di business virtuosi e facilitare così il passaggio ad un’economia più sostenibile.
Leyton è pronta ad affiancare le aziende in questo importante processo di cambiamento che è ormai all’orizzonte, contattaci per saperne di più!
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