NOVITÀ ed INCERTEZZA nella R&S, criteri o barriere insormontabili?

  • Di Denis Polazzi
    • 02 Nov 2021
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Il Manuale OCSE «Guidelines for Collecting and Reporting Data on Research and Experimental Development» cosiddetto Manuale di Frascati è il documento adottato da MiSE e Agenzia delle Entrate come riferimento per la caratterizzazione dell’ammissibilità delle attività svolte da qualsiasi figura per poter rientrare nel perimetro della Ricerca e Sviluppo e, pertanto, poter essere considerate ammissibili alle diverse agevolazioni previste.

Dal 2018 in avanti, partendo dalla Circolare del MiSE del 09 febbraio n.59990, il mondo delle agevolazioni finanziarie connesse alle attività di R&S ha avviato un processo di mutazione sensibile ad opera degli enti competenti alla vigilanza. Se, da un lato, tale processo è stato indirizzato ad una circoscrizione sempre più rigida dei perimetri di azione delle agevolazioni, dall’altro ha visto il crescente utilizzo del “credito di imposta” come strumento preferenziale per fornire alle aziende dei benefici.

Questa dualità ha portato all’apertura di un progressivo divario tra cosa si potesse intendere come ricerca e sviluppo per una impresa.

Lo stesso manuale base di testo recita al punto 2.5:

« La ricerca e lo sviluppo sperimentale (R&S) comprendono lavori creativi e sistematici intrapresi per aumentare il patrimonio delle conoscenze, comprese quelle relative all’umanità, alla cultura e alla società, e per concepire nuove applicazioni delle conoscenze disponibili»

Indicando nell’aumento delle conoscenze l’obiettivo di tali attività e annoverando come opzionali l’incremento delle conoscenze dell’umanità ed integrando, giustamente, il concepimento di nuove applicazioni delle conoscenze disponibili (e non esistenti).

Successivamente, al punto 2.7, si ritrovano esposti i cosiddetti criteri di rispondenza alla categoria di ricerca e sviluppo:

«Tale attività deve essere: nuova, creativa, incerta, sistematica e trasferibile».

Proprio i criteri di novità e di incertezza, nel tempo hanno assunto connotazioni sempre più restrittive tali da rendere l’attività di ricerca e sviluppo un nirvana per una impresa.

Infatti la novità delle attività di RS deve essere riferita al settore di riferimento, laddove il “settore” risulta essere una entità non ben definita e, soprattutto, incircoscrivibile per una azienda che si interfaccia al mercato.

Le aziende, a differenza di enti di ricerca, operano in mercati, operano in segmenti degli stessi e, soprattutto, si riferiscono a fabbisogni di potenziali clienti: nel “settore”, per esempio automotive, ci possono rientrare aziende sensibilmente differenti per dimensioni, capacità e conoscenze.

Proprio sulla definizione dello stato dell’arte delle conoscenze si fissano le difficoltà di interpretazione della definizione di un’attività di Ricerca e Sviluppo, rispetto a quelle condotte da enti di ricerca ed università che operano nell’ambiente della ricerca pura.

Mentre università e enti di ricerca possono aver accesso al panorama di pubblicazioni e condivisioni di risultati su un determinato argomento, le aziende non ce l’hanno (per lo meno nella maggior parte dei casi) in quanto ogni percorso di sviluppo si origina, prevalentemente, per rispondere a qualche esigenza, principalmente del mercato.

Il patrimonio di conoscenze acquisite da un’azienda non presenta pertanto nemmeno il criterio di trasferibilità poiché nell’ambito imprenditoriale le stesse conoscenze si ritengono per lo più strategiche e la condivisione con altri è quasi sempre escluso.

Spesso la stessa politica di tutela del know-how delle aziende non prevede nemmeno il deposito di privative industriali (modelli di utilità, brevetti e registrazione di copyright) in virtù proprio della paura della pubblicità che una simile strategia può comportare.

Inoltre un’azienda prima di avviare un investimento in ricerca e sviluppo, che percepisce proprio per la sua incertezza come un rischio, difficilmente opera ricerche scientifiche per definire uno stato delle conoscenze ed attivandosi nella vera e propria ricerca bibliografica nell’ambito dei canali ufficiali deputati alla raccolta delle conoscenze dell’umanità.

Cerca semmai di capire se si conoscono potenziali soluzioni a problematiche che, in ogni caso, raramente sono pubbliche ed accessibili. Pertanto, le aziende richiedono di attivare percorsi di sviluppo che, combinando lo stato delle conoscenze e/o tecnologie aziendali con intuizioni o conoscenze esterne, mirano al raggiungimento degli obiettivi.

Ed ecco che appare un altro aspetto cardine: l’incertezza che Agenzia delle Entrate e MiSE, specie nelle ultime circolari e risposte ad interpelli, stanno indirizzando al superamento di ostacoli tecnici legati a problemi per lo stato delle conoscenze del settore.

Ultimo nirvana, pertanto, è il superamento delle conoscenze del settore laddove, come già esposto, non si capisce cosa sia il settore che, nell’accezione spesso adottata dagli organi competenti non distingue tra dimensioni, possibilità delle imprese e destinazione delle soluzioni.

In conclusione si ritiene che l’interpretazione di novità, incertezza e trasferibilità sia tesa ad annullare e svilire gli sforzi reali che le imprese conducono per conseguire risultati in ambiti tecnici, tecnologici e scientifici in virtù dell’applicazione dei criteri secondo una logica che appartiene ad enti di ricerca ed Università che, al contrario delle aziende, non hanno reali e tangibili verifiche di successo.

Un’azienda, per quanto tecnologica sia, ha un obiettivo primario che è produrre reddito e rendersi maggiormente competitiva: il successo di un’invenzione non è tanto legato al numero di articoli che da essa si possono scrivere ma dalla capacità di essere trasferibile al maggior numero di prodotti e processi che, pertanto, rendono più competitiva l’azienda o incrementano la sua marginalità. In tal senso il settore di riferimento vede più nel mercato la sua espressione poiché dal confronto con i player si trovano spunti di crescita e competitività.

Denis Polazzi
Innovation Consultant Manager – Leyton Italia

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Denis Polazzi

Innovation Consultant Manager

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