Smart City: che cosa sono e come funzionano le città intelligenti

  • Di Giuseppe Ferrulli
    • 12 Apr 2021
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Smart City

Smart city, termine spesso utilizzato impropriamente come leva di marketing da aziende e pubblica amministrazione, identifica l’organizzazione ideale di una città che, grazie all’uso di tecnologie digitali e innovative, ottimizza le infrastrutture e i servizi ai cittadini rendendoli più efficienti.

Il fenomeno delle Smart Cities può essere il modo migliore per poter organizzare e vivere la città, a livello globale, ma soprattutto nazionale, ma a che punto siamo con l’evoluzione dalla città classicamente intesa alla città intelligente?

Wikipedia, la più importante enciclopedia online gratuita, definisce una Smart City o città intelligente “quando gli investimenti effettuati in infrastrutture di comunicazione, tradizionali (trasporti) e moderne (TIC = Tecnologie dell’informazione e della comunicazione), riferite al capitale umano e sociale, assicurano uno sviluppo economico sostenibile, un’alta qualità della vita e una gestione sapiente delle risorse naturali attraverso l’impegno e l’azione partecipativa.” A questa definizione fa eco quella dell’economista spagnolo Gildo Seisdedos Dominguez, specializzato in city marketing e smart cities, che sostiene che “il concetto di città intelligente è basato essenzialmente sull’efficienza, che a sua volta è basata sulla gestione manageriale, sull’integrazione delle TIC e sulla partecipazione attiva dei cittadini.”

In sostanza si tratta di una città che ha lo scopo di gestire le risorse in maniera intelligente, di diventare economicamente sostenibile, energeticamente autosufficiente e attenta alla qualità della vita e ai bisogni dei propri cittadini, evolvendosi al passo con le innovazioni e con la rivoluzione digitale, ma restando una realtà sostenibile ed attrattiva. La vita al suo interno è caratterizzata da elevata connettività: strade percorse da auto a guida autonoma, semafori intelligenti per regolare il traffico, scambio di informazione tra gli oggetti, ma soprattutto ampi spazi verdi, traffico fluido e mobilità sostenibile con bike-sharing e car-sharing di auto elettriche e/o ibride.

Ma quali sono i progetti di maggior rilievo nel panorama mondiale e nazionale?  

Il primo progetto mondiale di Smart City, quello che poi ha dato il nome al fenomeno e che è stato il pioniere di tutto, è stata la riorganizzazione di tutta la città di Rio de Janeiro nel 2010, primo vero caso di implementazione intelligente delle tecnologie, al fine di migliorare la vita dei cittadini.

L’Arabia Saudita ha invece progettato quella che dovrebbe essere la prima città al mondo completamente high-tech: si chiamerà Neom e sorgerà nella provincia di Tabuk. Neom avrà tutte le caratteristiche delle smart cities teorizzate; sarà alimentata con energia derivante da fonti rinnovabili, l’interconnessione sarà libera ed ultraveloce, i trasporti saranno con guida autonoma, verrà utilizzata l’intelligenza artificiale, il riconoscimento facciale e i big data. A questa idea fa da cassa di risonanza anche Toyota, che insieme con l’architetto danese, Bjarke Ingels, ha progettato Woven City, un’area di 70 ettari ai piedi del monte Fuji, considerata come un laboratorio vivente, dove i ricercatori vivranno e lavoreranno sui diversi temi che caratterizzano le smart city, come la guida autonoma, le case intelligenti e la robotica.

Oltre al progetto Neom ed al progetto Toyota, che ad oggi sono solo idealizzazioni presenti sulla carta, la situazione mondiale attuale delle smart city viene fornita dallo studio The Smart City Breakaway  del 2019, che afferma che sono 153 le città nel mondo che hanno pubblicato una strategia ufficiale di Smart City.

Ai primi 3 posti per stato di avanzamento dei lavori troviamo Vienna, che ha posto in essere un sistema di semafori intelligenti che riconosce le persone e capisce se stanno per attraversare la strada, con l’obiettivo di migliorare la qualità della mobilità urbana; poi Londra, da sempre città high-tech, che si è dotata di una roadmap digitale, ponendo una forte enfasi sui benefici che i cittadini possono ricavare da tecnologia e innovazione; infine la piccola cittadina di Saint Albert, in Canada, con un piano completo che comprende 22 campi strategici con forti aspetti di tecnologia. A queste si aggiunge Stoccolma identificata come la città più smart per quanto riguarda la mobilità.

Per quanto riguarda l’Italia attualmente circa il 42% dei comuni con popolazione superiore ai 15mila abitanti ha avviato almeno un progetto Smart City negli ultimi 3 anni (fonte: Osservatorio Internet of Things). Secondo la classifica ICity Rank, redatta da Forum PA (il più importante evento nazionale dedicato alla modernizzazione della PA), Firenze è risultata essere la città più digitale d’Italia nel 2020, seguita da Bologna ed al terzo posto da Milano. Nell’ultimo anno, nonostante la pandemia, c’è stata un’accelerata sui processi di trasformazione digitale delle città italiane, aumentando ed evidenziando ancora una volta il forte divario presente tra Nord ed il Sud Italia.

Nel panorama italiano è degno di nota il progetto per la gestione dell’irrigazione dei parchi e del verde pubblico a Firenze, in cui le corrette quantità di acqua con cui irrigare il terreno sono definite in base alle condizioni di umidità e alle previsioni meteo, oltre alla possibilità di individuare da remoto eventuali perdite o rotture degli impianti; importante anche il progetto del comune di Verona, che ha installato 160 semafori che fanno scattare automaticamente il verde quando ci sono ambulanze in codice rosso a 100 metri di distanza.

In aggiunta a quanto indicato da EY, City Vision, evento digitale dedicato all’intelligence city ed organizzato dalla Fiera di Padova e da Blum, ha tracciato gli 8 trend caratterizzanti la Smart City:

  • Transizione energetica: trasporti, riscaldamento, illuminazione con una attenzione per il tema delle tariffe energetiche;
  • Tecnologie 4.0: machine learning e deep learning, da applicare all’ingente mole di dati proveniente dai servizi pubblici, soprattutto in ambito smart mobility;
  • La città dei 15 minuti: tutto dovrà essere raggiungibile in tempi ridotti dal luogo in cui il cittadino risiede;
  • Walkability: spostamento a piedi che riduce inquinamento, traffico e problemi di salute.
  • Riduzione del numero delle automobili in circolazione;
  • Health e well being: a misura di una popolazione sempre più anziana e con problemi di salute;
  • Acqua: al centro delle problematiche future delle città, tre depurazione, de-batterizzazione, recupero di corsi d’acqua cittadini e adeguamento delle tubazioni obsolete;
  • Re-naturalizzazione: rendendo impermeabili le superfici come cemento e asfalto per combattere il dissesto idro-geologico;

Infine esistono anche punti di vista critici sulle città del futuro. Una di queste è quella dell’architetto Rem Koolhaas, urbanista e docente ad Harvard, che nell’articolo intitolato “Are Smart Cities Condemned to Be Stupid?” (Le città Intelligenti sono condannate ad essere stupide?) espone la tesi che se le città vengono progettate dagli esperti IT e non dagli architetti rischiano di diventare “stupide”.

Le Smart Cities contribuiranno inoltre ad acuire il divario tra ricchi e poveri, basti pensare a San Francisco, dove la presenza delle società IT è più forte. In questa città si assiste ad una ghettizzazione di parte della società, dove gli ingegneri e gli esperti IT si isolano in una bolla dorata e la qualità della vita del resto della popolazione peggiora. Infine, Koolhaas, osserva che in una città in cui si assiste alla creazione di “una casa in vetro connessa” e in cui ogni cosa venga gestita e monitorata, la vita è sicuramente gradevole, ma rischia di diventare totalmente prevedibile e priva di qualsiasi spinta creativa, in conclusione stupida. 

Giuseppe Ferrulli
Senior Business Developer – Leyton Italia

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Giuseppe Ferrulli

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