Programma “Pari Passu” per cambiare il paradigma del fare impresa

  • Di Guido Micci
    • 06 Ott 2020
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Un importante e significativo indicatore della struttura finanziaria aziendale è rappresentato dal rapporto Debt/Equity, ossia Mezzi di terzi su Capitale proprio.
Quanto più basso risulta essere tale rapporto, tanto maggiore è il grado di indipendenza finanziaria, dal momento che si fa maggiore ricorso al capitale proprio che a quello di debito. Viceversa, un rapporto elevato evidenzia un’eccessiva dipendenza dai mezzi di terzi per il finanziamento delle attività produttive aziendali e potrebbe costituire un palese sintomo di sottocapitalizzazione.
Il management aziendale deve verificare se il valore dell’esposizione verso terzi si posiziona su livelli fisiologici o meno. Occorre in sostanza verificare il grado di “sottocapitalizzazione” della realtà aziendale.
Va considerato come un’azienda sottocapitalizzata non è quell’azienda che presenta un elevato ricorso al capitale di debito. Il capitale di debito deve esserci in una struttura finanziaria ideale, ma deve essere strutturato in modo tale da essere controbilanciato da un adeguato valore di equity.

Un indice di Leverage, ritenuto ottimale per chi presta soldi, viene indicato, da manuale contabile degli indici, in un rapporto D/E=2.

Nella realtà del nostro tessuto produttivo, che vede circa 4 milioni di imprese, il 90% di esse ha un Leverage D/E = 3,4,5, il che significa rispettivamente 3, 4, 5 Euro di Debito per 1 Euro di Equity.
Per questo si parla di Sotto-Capitalizzazione delle imprese nel nostro contesto produttivo, intendendo appunto per capitale l’Equity.
Quando si parla di Sotto-Capitalizzazione si deve tener conto principalmente di due importanti concause:
da una parte bisogna considerare che esiste un principio soggettivo, generalmente condiviso, per il quale l’imprenditore italiano preferisce rischiare con i soldi della banca piuttosto che con i propri; dall’altra parte va anche messo in evidenza il carattere incentivante di un sistema fiscale distorto, il quale, nel corso degli anni, ha spinto le imprese al massiccio utilizzo del debito rispetto all’Equity.

Le possibili soluzioni, alle quali può ricorrere il management aziendale per riallineare la soglia di indebitamento aziendale e riportarla a livelli accettabili, sono riconducibili a 3 categorie:

1) Aumento di Capitale: intervento da parte dell’azionariato; è la tipologia di intervento con effetti immediati sulla struttura finanziaria che garantisce all’azienda di riequilibrare rapidamente il rapporto Mezzi di terzi/Mezzi propri, mettendo la società nella condizione di poter attingere più facilmente, in caso di necessità imminente, al sistema creditizio.

2) Intervento sul Capitale Circolante: la gestione del Capitale Circolante è molto variegata e complessa. Prima di agire sulle variabili relative al circolante (dilazione d’incassi e pagamenti, rotazione di magazzino) occorre verificare la posizione che l’azienda ricopre sul mercato. Tutto dipende essenzialmente da due fattori: il potere contrattuale dell’azienda, cioè la capacità della stessa di poter imporre le proprie condizioni al mercato, e l’andamento del mercato che deve garantire la messa in atto di tale strategia.

3) Ridefinizione delle Linee di Credito: rivedere la composizione delle fonti di finanziamento utilizzate optando per un mix che richieda un minore esborso in termini di oneri finanziari, con evidente miglioramento dei flussi di cassa da poter destinare alla copertura dell’esposizione debitoria e conseguente riequilibrio della struttura aziendale. Tale forma di intervento non avrà sicuramente effetti immediati. Una condizione che in ogni caso deve essere rispettata, a prescindere dalla scelta che si intende perseguire per riallineare la propria struttura finanziaria, è che l’azienda faccia fronte ai suoi impegni e sia nelle condizioni di coprire il pagamento degli oneri finanziari, soprattutto nel caso in cui l’esborso sia accentuato da una situazione di squilibrio e di maggiore ricorso al capitale di debito. Questa capacità dell’azienda rappresenta la “solvibilità” della stessa.

Con riferimento alla prima soluzione, la più rapida ed efficace, il Governo ha varato con il Decreto Rilancio il programma denominato “Pari Passu”. Esso prevede incentivi sotto forma di credito d’imposta per gli aumenti di capitale effettuati dalle imprese, così come il “Fondo Patrimonio PMI” per il co-investimento da parte dello Stato, che potrà contare su una dotazione iniziale di 4 miliardi e che è gestito da Invitalia.

Le misure sono destinate a società di capitali o cooperative (ad esclusione di quelle che operano nei settori bancario, finanziario e assicurativo) che abbiano sede legale in Italia, con ricavi compresi fra 5 e 50 milioni di euro, e che abbiano subito una riduzione complessiva dei ricavi nei mesi di marzo e aprile 2020 pari ad almeno il 33% rispetto al medesimo periodo dell’anno precedente.

Incentivi per patrimonializzazione delle PMI
È previsto un credito di imposta del 20% della somma investita, con un investimento non superiore a 2 milioni di euro e partecipazione posseduta fino al 31 dicembre 2023, per i soggetti che effettuano conferimenti in denaro in esecuzione di un aumento di capitale, in una o più società, ed un ulteriore credito pari al 50% delle perdite eccedenti il 10% del patrimonio netto, fino a concorrenza del 30% dell’aumento di capitale stesso.

Fondo Patrimonio PMI
Il “Fondo Patrimonio PMI” potrà sottoscrivere obbligazioni o titoli di debito di imprese con ricavi superiori a 10 milioni che effettuano un aumento di capitale non inferiore a 250.000 euro.
Il finanziamento deve essere destinato ad investimenti, capitale circolante e costi del personale. Vengono incentivati gli investimenti finalizzati alla sostenibilità ambientale o all’innovazione tecnologica, oltre che a fronte del mantenimento dei livelli occupazionali, attraverso una riduzione del valore di rimborso.
Tra i principali benefici attesi da questa misura ci sono il rafforzamento della struttura patrimoniale delle PMI, grazie all’apporto dei capitali privati e all’effetto amplificativo del prestito statale, l’immediata liquidità disponibile per le aziende e una maggiore facilità di accesso al credito bancario.

L’emergenza economica che il nostro sistema sta attraversando deve essere sicuramente attutita da misure di sostegno ma deve soprattutto rappresentare l’occasione per cambiare il paradigma del modo di fare impresa nel nostro Paese.
Se il capitale di rischio è rappresentativo della partecipazione al progetto imprenditoriale da parte dei soci ed è pienamente soggetto al rischio d’impresa, è arrivata l’ora per tutti di prenderne coscienza fino in fondo.
Se è vero che fare impresa in Italia è un mestiere da eroi, da oggi lo sarà ancor di più.

Il motto delle misure messe in campo dal Governo è: “Se ci credi, lo Stato crede in te”.
Lecito non crederci…ma allora, come diceva Kobe Bryant: “Se non credi in te stesso, chi ci crederà?”.

Guido Micci Centro Studi – Leyton Italia

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Guido Micci

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