L’uguaglianza di genere come driver per la trasformazione aziendale

  • Di Sabrina Canali
    • 09 Gen 2024
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Inclusività

In un’epoca in cui la tecnologia e la globalizzazione ci connettono più che mai, l’inclusività e l’uguaglianza di genere emergono come imperativi sociali fondamentali, rappresentando non solo valori etici, ma anche pilastri indispensabili per costruire una società equa, progressista e capace di affrontare le sfide complesse del mondo contemporaneo.

Cos’è l’uguaglianza di genere e perché è importante?

L’uguaglianza di genere, conosciuta anche come parità di genere, è una condizione nella quale le persone, di tutti i generi, ricevono pari opportunità e trattamento. Significa che tutti sono valorizzati allo stesso modo e che le differenze di genere non dovrebbero determinare disparità nell’accesso alle opportunità, nelle decisioni o nelle risorse all’interno di una società. L’uguaglianza di genere quindi non promuove solo il rispetto per i diritti fondamentali di ogni persona, ma è anche essenziale per poter affrontare le disuguaglianze strutturali e promuovere lo sviluppo sostenibile.

L’uguaglianza di genere in numeri

Il “Global Gender Gap Report 2023” del World Economic Forum (WEF) è giunto quest’anno alla sua 17esima edizione, contando l’analisi di 146 paesi nel mondo e fornendo uno strumento utile per la comparazione internazionale sulla parità di genere.

Il benchmark si basa su quattro dimensioni chiave (la partecipazione e l’opportunità economica, l’istruzione, la salute e il benessere e infine l’empowerment politico) che tracciano e delineano la strada da percorrere per il progresso nell’uguaglianza di genere.

Il punteggio globale del divario di genere nel 2023 per tutti i 146 Paesi inclusi in questa edizione è pari al 68,4%, con un miglioramento di 0,3 punti percentuali rispetto all’edizione dello scorso anno.

Al ritmo attuale, ci vorranno 131 anni per raggiungere la piena parità tra i generi, ma il WEF mette comunque in luce alcune e diverse novità.  Prima di tutto, nonostante l’Islanda sia ancora il Paese con il punteggio migliore (oltre il 90%) ad oggi ancora nessun Paese al mondo ha  raggiunto la piena parità di genere, ma sono Islanda, Norvegia, Finlandia, Nuova Zelanda, Svezia, Germania, Nicaragua, Namibia e Lituania le nazioni che ad oggi hanno colmato almeno l’80% del divario interno.

L’Europa invece, in tutti i sottoindici, registra il livello di parità di genere più elevato rispetto a tutte le altre regioni del globo, pari al 76,3%, con un terzo dei Paesi europei che si posizionano tra i primi 20 nella lista generale e 20 Paesi su 36 con un punteggio che si attesta attorno al 75% del livello di parità.

Se però nel complesso l’Unione Europea ha registrato un trend positivo, l’andamento non è stato però omogeneo. Ci sono Paesi in cui i progressi si sono stabilizzati oppure che hanno registrato un calo del loro punteggio, a dimostrazione del fatto che i progressi non possono essere dati per scontati.

Qual è la situazione in Italia?

La situazione della parità di genere in Italia è un tema complesso che richiede un’analisi attenta e riflessiva. Pur essendo il Paese noto per la sua ricca storia e cultura, l’Italia affronta ancora sfide significative per quanto riguarda l’uguaglianza di genere. Nonostante i progressi compiuti negli ultimi decenni, persistono ancora evidenti disparità in vari settori, tra cui lavoro, politica e società.

Nella classifica mondiale il Bel Paese scende infatti di alcune posizioni: da 63esimo nel 2022 a 79esimo nel 2023.

Peggiora il livello di partecipazione politica che passa dalla 40esima posizione alla 64esima. Le donne sono sottorappresentate nei ruoli decisionali, e questo si riflette nella formulazione delle leggi e nelle politiche pubbliche.

Per quanto riguarda la partecipazione e le opportunità economiche si rileva un lieve miglioramento, dal 110° posto al 104°, ma resta ancora nella parte bassa della classifica.

Nel contesto lavorativo, le donne italiane si scontrano infatti e ancora con il cosiddetto “gender pay gap“, con retribuzioni inferiori rispetto ai loro colleghi maschi per ruoli equivalenti. E’ inoltre evidente come la partecipazione delle donne sia ancora ostacolata a causa degli stereotipi di genere e dalla mancanza di politiche aziendali favorevoli alla conciliazione tra lavoro e vita familiare: sono oltre 44mila le mamme che nel 2022 hanno lasciato il lavoro. Il 63% delle neo mamme, infatti, mette tra le motivazioni la fatica nel tenere insieme l’impiego e il lavoro di cura a fronte del 7,1% dei padri.

Sul fronte sociale invece, l’Italia affronta ancora questioni legate alla violenza di genere e agli stereotipi culturali radicati.

Sebbene quindi la tematica sia molto articolata e complessa, diverse iniziative legislative sono ancora in fase di sviluppo e attuazione.

A dicembre 2020 l’Italia ha presentato il Piano Operativo per la Strategia Nazionale per le Competenze Digitali. Si tratta di un documento ambizioso, che punta a colmare il gap digitale del nostro Paese entro il 2025 e azzerare il divario di genere, oltre che a quadruplicare i posti ricoperti da donne nel settore ICT.

A fine 2021 è stata approvata la Legge Gribaudo, che punta a favorire la parità retributiva tra i sessi e sostenere la partecipazione delle donne al mercato del lavoro. In particolare, la legge prevede, dal primo gennaio 2022, la redazione del rapporto di parità per le aziende pubbliche e private con più di 50 dipendenti (la normativa precedente fissava questo obbligo alle organizzazioni con oltre 100 dipendenti). Inoltre il testo della legge affronta anche gli atti discriminatori che possano mettere un dipendente in una situazione di:

  • svantaggio rispetto alla generalità degli altri lavoratori;
  • limitazione delle opportunità di partecipazione alla vita o alle scelte aziendali;
  • limitazione dell’accesso ai meccanismi di avanzamento e di progressione nella carriera.

CERTIFICAZIONE DELLA PARITÀ DI GENERE

Tra le novità contenute nel PNRR nel quadro della priorità trasversale relativa alla parità di genere e all’Inclusione sociale troviamo poi la Uni/PdR 125:2022, già riconosciuta sia dalla Legge Gribaudo che dalla Legge di Bilancio 2022. La prassi di riferimento definisce criteri, prescrizioni tecniche ed elementi funzionali alla certificazione della parità di genere. L’obiettivo infatti è quello di avviare un percorso sistemico di cambiamento culturale nelle organizzazioni al fine di raggiungere una più equa parità di genere, superando la visione stereotipata dei ruoli, attivando i talenti femminili per stimolare la crescita economica e sociale del Paese.

Affinché quindi le azioni “di parità di genere” siano efficaci, la prassi di riferimento definisce una serie di indicatori (KPI) percorribili, pertinenti e confrontabili e in grado di guidare il cambiamento e di rappresentare il continuo miglioramento. Per garantire una misurazione olistica del livello di maturità delle singole organizzazioni, sono individuate 6 aree di valutazione per le differenti variabili che contraddistinguono un’organizzazione inclusiva e rispettosa della parità di genere:

  • Governance;
  • Processi Human Resources;
  • Cultura e strategia;
  • Equità remunerative per genere;
  • Opportunità di crescita e inclusione delle donne in azienda;
  • Tutela della genitorialità e conciliazione vita lavoro.

Ogni area è contraddistinta da un peso percentuale, per un totale pari a 100, che rispecchia il livello attuale dell’organizzazione. Si prevede il raggiungimento di un punteggio minimo complessivo del 60% per determinare l’accesso alla certificazione da parte dell’organizzazione, che ha validità triennale ed è soggetta a monitoraggio annuale.

Accompagnare e incentivare quindi le imprese, affinché possano integrare la prospettiva delle pari opportunità nelle scelte aziendali, è fondamentale per diversi motivi:

Equità sociale ed etica

Promuovere la parità di opportunità riflette un impegno etico verso un trattamento giusto e equo dei membri della società. Tutti dovrebbero avere accesso alle stesse opportunità, indipendentemente dal genere, dall’età, dall’etnia o da altri fattori di diversità.

Miglioramento delle performance aziendali

La diversità è spesso associata a una maggiore creatività, innovazione e flessibilità. Le imprese che promuovono la diversità di genere e inclusione possono beneficiare di un pool di talenti più ampio e di prospettive diverse, che possono portare a soluzioni più creative e a una migliore adattabilità alle mutevoli esigenze del mercato.

Attrazione e retention del talento

Le imprese che adottano politiche di pari opportunità possono attrarre più talenti e ridurre il turnover. Le persone sono più propense a rimanere in un ambiente di lavoro che valorizza la diversità e offre opportunità uguali per tutti.

Rispondere alle esigenze del mercato

In un mondo sempre più globalizzato e diversificato, le imprese devono comprendere e rispondere alle esigenze di clienti provenienti da diverse culture e background. Un team diversificato può contribuire a una migliore comprensione di tali esigenze e alla creazione di prodotti e servizi più adatti.

Sostenibilità a lungo termine

La promozione della parità di opportunità può contribuire alla creazione di un ambiente lavorativo più sostenibile a lungo termine. Ciò può tradursi in relazioni più solide con i dipendenti, una maggiore stabilità aziendale e una migliore reputazione nel mercato. Come sottolinea infatti la letteratura più recente, le aziende più inclusive sono in grado di creare un valore più elevato.

L’uguaglianza di genere come investimento fondamentale

In conclusione, la promozione della parità di genere non è solamente una questione di giustizia sociale, ma rappresenta un investimento fondamentale per la costruzione di società e organizzazioni più forti, resilienti e innovative.

L’abbattimento delle barriere di genere nell’ambiente lavorativo non solo offre a ogni individuo l’opportunità di realizzare il proprio potenziale, ma contribuisce anche al miglioramento delle performance aziendali, all’attrazione e alla retention del talento, e alla creazione di un tessuto sociale più equo e armonioso.

Sostenere la parità di genere rappresenta un passo cruciale verso la costruzione di un mondo in cui ognuno, indipendentemente dal genere, possa contribuire pienamente e beneficiare appieno delle opportunità offerte dalla società e dal mondo del lavoro.

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Sabrina Canali

Business Innovation Analyst

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