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Il piano di risanamento post-coronavirus proposto alla fine dello scorso mese di maggio dalla Commissione Europea ha un valore di 750 miliardi di euro: 500 miliardi in sovvenzioni non rimborsabili e 250 in prestiti.
L’Italia beneficerà, per riparare alle difficoltà economiche, di circa 172 miliardi. Le priorità individuate dal governo Conte sono già ben definite: digitalizzazione e green economy.
L’auspicio è che il nostro Paese sia in grado di predisporre un piano che consenta di spendere tali risorse in modo efficace e efficiente, a differenza di quanto accade con i fondi strutturali europei.
Dal sito UE dedicato ai fondi strutturali e agli investimenti si evince infatti come l’Italia sia stata sino ad ora carente nell’attrarre e gestire tali risorse: dei 75 miliardi di euro stanziati dal bilancio 2014-2020, ’Italia ne ha allocati 54 e spesi solo 26, pari al 35% del totale (opencoesione.gov.it).
Un termine di paragone: la Svezia, prima della classe, ha processato e deciso l’88% degli stanziamenti, spendendo fondi pari al 58% del budget (it.businessinsider.com)
In sostanza, su 3 euro delle risorse europee a sua disposizione, l’Italia ne ha sfruttato soltanto 1. Dopo di noi, Spagna e Romania.
Per Fondi Europei si intendono i contributi agevolati e i finanziamenti a fondo perduto concessi dall’Unione Europea che, con la programmazione finanziaria 2014-2020, si è posta l’obiettivo di favorire la crescita economica e la coesione dei paesi Membri.
L’Unione Europea finanzia progetti e programmi nei settori più svariati. Gli ambiti più interessanti per le imprese e le start up sono quelli relativi alla ricerca e all’innovazione, allo sviluppo urbano e regionale, all’agricoltura e allo sviluppo rurale.
I Fondi diretti sono gestiti direttamente dalla Commissione Europea attraverso programmi finanziari ad hoc e sono erogati sotto forma di sovvenzioni e appalti. Le prime si concretizzano nei contributi concessi ai progetti coerenti alle politiche UE, sulla base di appositi inviti alla presentazione di proposte progettuali; i secondi sono utilizzati dalle istituzioni europee per acquistare beni e servizi necessari allo svolgimento della propria attività e sono regolamentati da bandi di gara.
I Fondi indiretti, chiamati anche fondi strutturali e di investimento o fondi SIE, sono finanziati dall’Unione Europea e gestiti dalle autorità locali, nazionali e regionali. Le tipologie di fondi indiretti sono diverse; tra quelle attive in Italia, ci sono il Fondo europeo di sviluppo regionale (FESR), il Fondo sociale europeo (FSE), il Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale (FEASR) e il Fondo europeo per gli affari marittimi e la pesca (FEAMP).
Proprio a quest’ultima tipologia fanno riferimento le inefficienze a cui accennavamo in precedenza, ma confidiamo che le nostre istituzioni proseguano nel miglioramento della capacità di spesa sia in termini di quantità sia di qualità degli interventi; capacità necessaria per non sprecare risorse in un periodo in cui rappresentano un elemento fondamentale per far riprendere con slancio la nostra economia.
A questo aspetto occorre aggiungere che, molto presto, arriveranno altre risorse legate alla nuova programmazione 2021-2027 in fase di approvazione definitiva.
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