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Oggigiorno fare business non è impresa da tutti, questo lo sappiamo molto bene. Chi si vuole cimentare nell’imprenditorialità dovrà obbligatoriamente confrontarsi con una serie di domande ben definite.
Che genere di prodotto posso offrire? Come posso renderlo più interessante rispetto a quelli già presenti sul mercato?
La paura di presentare qualcosa di obsoleto è sempre dietro l’angolo e per non ricadere nel ripetitivo è necessario quindi mettere in atto processi specifici che possano condurre ad un’idea vincente. La metodologia presa in esame in questo articolo è quella del Design Thinking, ovvero un flusso iterativo con il quale si cerca di comprendere le esigenze dell’utente finale, di sfidare ipotesi e ridefinire problemi nel tentativo di identificare strategie e soluzioni alternative.
Il Design Thinking è dunque sinonimo di innovazione che è, da sempre, intesa come strettamente legata al miglioramento delle prestazioni e all’aggiunta di funzionalità, al fine di risolvere un problema.
Negli ultimi anni la letteratura sul design ha contribuito ad ampliare in maniera significativa il focus del discorso e riconosce, ad oggi, tre principali tipologie di innovazione di prodotto:
L’innovazione estetica ha lo scopo di rendere il prodotto diverso, ovvero immediatamente riconoscibile e accattivante. Per raggiungerla, il designer manipola le caratteristiche morfologiche quali forma, colore, finiture, materiali e la relazione tra le parti.
L’innovazione estetica è tipica dei settori della moda, dell’arredo e dell’oggettistica per la casa.
Questa seconda tipologia d’innovazione è relativa a miglioramenti o modifiche del modo d’uso del prodotto, anche con l’aggiunta di nuove funzioni.
Di questo tema si occupano specifici filoni di letteratura nel campo dell’ergonomia e della Human Computer Interaction (HCI).
Accanto alle vecchie teorie dell’innovazione è emerso il concetto di Design-Driven Innovation (DDI), intesa come modello d’innovazione centrato sul significato degli oggetti. La DDI non si limita ad alterare il modo d’uso, la tecnologia o l’estetica dei prodotti, ma assume come oggetto del cambiamento il loro significato, definito da alcuni come la motivazione d’acquisto del prodotto, da altri come l’essenza dell’esperienza d’uso.
Lo studio del design di un prodotto si pone l’obiettivo di conferire bellezza e personalità estetica, di incrementare le funzionalità, di migliorare la qualità di vita e di divenire fattore di sviluppo economico.
Questa incessante ricerca, che consiste nell’evoluzione di oggetti in prodotti sempre più innovativi, sarebbe molto più complicata senza il fondamentale supporto delle tecnologie e degli strumenti raccolti sotto l’insegna dell’Industria 4.0.
Si pensi all’introduzione delle stampanti 3D che, in combinazione con nuovi software adeguati, ha portato ad uno stravolgimento dei principi di base del design, sia in termini di efficienza che di risparmio. I riscontri sono immediati, l’aspetto più evidente è forse la prototipazione, dove fino a pochi anni fa era necessario aspettare anche settimane prima di passare da un disegno a un modello fisico, oggi possono bastare poche ore per verificare la fattibilità di un’idea o applicare modifiche a una bozza.
L’approccio del Design Thinking permette quindi di concepire e sviluppare soluzioni innovative comprendendo a fondo chi sono gli attori chiave, sviluppando idee e abbattendo rischi. Le aziende hanno la possibilità di ampliare il loro raggio d’azione competitivo attraverso questo approccio, supportato dall’ausilio delle nuove tecnologie e strumentazioni promosse dall’Industria 4.0, oggetto di incentivi da parte dello Stato.
Più in generale, adottare strategie di progettazione in ottica 4.0 significa aumentare il livello di personalizzazione, con la possibilità di spingersi fino al superamento di limiti che fino a qualche anno fa sembravano irraggiungibili.
Lorenzo Tomassini
Innovation Consultant – Leyton Italia
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