Sustainability Manager: tra Innovazione e Sostenibilità
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Sostituire l’aspirazione alla decrescita con lo sviluppo sostenibile, come alcuni sostengono oggi, è un argomento diffuso, persino provocatorio per il resto del mondo, che aspira a raggiungere un livello di benessere impossibile da ottenere senza sviluppo economico.
Lo “sviluppo sostenibile” è da tempo un concetto popolare. Oggi, però, il consenso sembra venir meno e si parla sempre più spesso di “decrescita“, cioè di arresto dello sviluppo, con la motivazione che i due concetti (“sviluppo” vs. “sostenibile”) sarebbero incompatibili, essendo la crescita necessariamente abbinata all’inquinamento e all’emissione di gas serra.
Questa incompatibilità è spesso descritta come l’impossibilità di “disaccoppiare”. Ma i sostenitori del concetto di decrescita si sbagliano.
In primo luogo, parlare di decrescita alla maggioranza della popolazione mondiale, che vuole incrementare il proprio di tenore di vita, è improponibile.
Non possiamo, né tecnicamente né moralmente, impedire loro di farlo. È inoltre essenziale tenere presente che lo sviluppo economico è fortemente correlato allo sviluppo umano e al benessere, misurato, ad esempio, dalla speranza di vita e dall’istruzione, oltre che dal reddito. Ciò è stato ampiamente dimostrato, in particolare dal lavoro di economisti come Amartya Sen, premio Nobel per l’Economia nel 1998. La decrescita porta automaticamente a una diminuzione del benessere e dell’aspettativa di vita.
Ma la crescita può essere sostenibile quando esaurisce le risorse?
La risposta è che possiamo parlare di una crescita ragionevole.
Naturalmente le risorse del pianeta non sono infinite, ma la nozione di “riserve accertate” non è solo fisica ma è anche economica: quando una risorsa diventa scarsa, il suo prezzo aumenta e noi investiamo, da un lato, per trovare altre riserve o altre tecniche di sfruttamento redditizie a nuovi prezzi, dall’altro, per rendere economicamente valide le alternative.
Una crescita ragionevole, soprattutto nei Paesi in via di sviluppo, è quindi perfettamente possibile.
Può essere “disaccoppiata” dagli inquinanti e dai gas serra che purtroppo hanno accompagnato gran parte della crescita passata? La risposta è sì, ma con alcune sfumature o vincoli.
In primo luogo, dobbiamo soffermarci sull'”accoppiamento” tra economia ed energia. La crescita è sempre correlata al consumo di energia e richiede quindi nuove fonti di energia a prezzi accessibili.
L’energia solare ed eolica forniranno questo servizio, con il vantaggio di essere pulite? Purtroppo questo non è così chiaro.
Da un lato, sono intermittenti e non possono essere pilotate, il che significa che possono svolgere solo un ruolo di riserva, a meno che non venga realizzato un massiccio stoccaggio in parallelo, come la centrale idroelettrica reversibile di Nant de Drance appena entrata in funzione in Svizzera, con una capacità di 20 GWh; o il progetto delle tre dighe sul fiume Tâmega in Portogallo.
Questa combinazione di energia idroelettrica reversibile da un lato e di energia solare o eolica dall’altro è davvero molto promettente e consente, ad esempio, alla Danimarca, sostenuta dai suoi vicini norvegesi e svedesi, di avere un’elettricità totalmente decarbonizzata.
Purtroppo, l’energia idroelettrica ha limiti geografici e sociali, e altre soluzioni di stoccaggio non sono oggi adatte per soddisfare la domanda attuale.
D’altra parte, le nuove energie non sostituiscono realmente le vecchie, ma si limitano ad aggiungersi ad esse. Il bisogno di energia è insaziabile e tutto viene utilizzato! Le soluzioni ci sono, in particolare l’energia nucleare o la cattura della CO2 direttamente dopo la combustione nelle centrali a gas o a carbone, accelerando al contempo l’elettrificazione delle aree ancora troppo dipendenti dai combustibili fossili (riscaldamento, trasporti).
Tutte queste soluzioni dovranno essere combinate. Tutto ciò ha un costo che non deve essere nascosto, un costo che ridurrà in qualche modo la crescita, ma che deve essere accettato per renderla sostenibile. La difficoltà maggiore sarà quella di determinare le chiavi di ripartizione di questo costo sia tra i diversi Paesi che tra le categorie sociali di ciascun Paese.
Non possiamo scindere la crescita economica dal fabbisogno energetico, ma possiamo decarbonizzare e disinquinare la produzione di energia. Questo è perfettamente possibile grazie all’innovazione tecnologica attuale e futura, ma richiede sforzi da non trascurare e un coordinamento sociale e politico a livello nazionale e, soprattutto, internazionale, che finora è stato insufficiente. La cosa più importante è continuare a sensibilizzare il maggior numero di persone!
Riccardo Rastelli
Energy Business Developer – Leyton Italia
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