Il Food-Tech: l’innovazione in campo agroalimentare e il mondo delle food startup

  • Di Carla Bertamino
    • 04 Nov 2020
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Nel corso del tempo il tema “cibo” ha avuto un’espansione crescente, fino ad occupare nella società contemporanea un ruolo fondamentale. Tale espansione ha sancito un cambio di percezione del cibo stesso che, oltre ad essere nutrizione, si è trasformato in comunicazione, esperienza sensoriale ed estetica. Parallelamente a questa evoluzione si è assistito a un ruolo preponderante ed invasivo della tecnologia che ha investito anche il food system, diventato ormai sempre più innovativo.

Le food start-up sono oramai una realtà sempre più affermata e innovativa, ad oggi infatti all’interno di tale segmento economico, si va delineando sempre più il cosiddetto food-tech. Il mercato del food-tech sembra aprire scenari che vanno ben oltre il solo segmento della consegna di cibo a domicilio. Foodtech è il termine con cui si fa riferimento a tutti quei processi di produzione e distribuzione di beni e servizi volti a rivoluzionare quelli tradizionali, portando nuove soluzioni che consentono di affrontare il problema della sostenibilità, della tracciabilità e della sicurezza alimentare, arginando anche la questione degli sprechi. In tale contesto emerge la necessità di iniziative concrete per sostenere idee nuove per il settore al fine di formare e accompagnare, sempre di più e sempre meglio, giovani imprenditori nel mondo delle food start up capaci di generare impatti economici, sociali, culturali e ambientali positivi per l’intero ecosistema.

L’ecosistema globale del Foodtech sta crescendo rapidamente.  Secondo un report di DigitalFoodLabs gli investimenti in Europa sono raddoppiati negli ultimi due anni, passando da 900 milioni nel 2018 per 353 deals a 2,4 miliardi di euro per 271 deal nel 2019. Circa la metà sono andati a quattro player globali nel settore delivery: Deliveroo (520 milioni), Glovo (300 milioni), Picnic (250 milioni) e Wolt (115 milioni). Nell’ultimo anno Regno Unito e Francia hanno guidato gli investimenti nel settore, rispettivamente con 911 e 404 milioni di euro, seguite da Spagna (320 milioni), Olanda (288 milioni) e Germania (265 milioni). La prossima generazione europea di imprenditori della tecnologia alimentare si sta dunque preparando alla crescita in aree come fattorie verticali (Infarm, per esempio, sviluppa tecnologia per negozi di alimentari, ristoranti e centri di distribuzione locale), sostituti della carne (Karana produce dei cibi plant-based usando il jackfruit come ingrediente principale) e riduzione degli sprechi alimentari (Kitche ti ricorda il cibo in scadenza nel tuo frigorifero, e suggerisce migliaia di utili ricette per cucinarlo prima che vada a male).

Dall’analisi di DigitalFoodLabs emerge come il mercato del Venture Capital in Italia abbia raccolto 48 milioni di euro, con Milano che si conferma la città più attiva nel settore avendo concentrato il 65% degli investimenti nel paese.

Con la diffusione della pandemia, il mondo del food start up deve riadattarsi. Ecco che alcune realtà potrebbero allentare il passo, altre invece potrebbero potenziare il proprio business. Tra queste sicuramente le delivery start up come Gloovo o Deliveroo. Un modo quindi di interconnettere il mondo food che dà spazio più alla sicurezza che all’innovazione, in attesa di tornare ad una situazione di normalità nella quale il mondo food tech può continuare a muovere i suoi passi verso tecnologia ed innovazione.

Carla Bertamino
Business Innovation Analyst – Leyton Italia

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Carla Bertamino

Business Innovation Analyst

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