Formazione 4.0: decisiva per la riqualificazione delle competenze nell’epoca della trasformazione digitale

  • Di Giulia Pischedda
    • 03 Ago 2020
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In un mercato del lavoro sempre più iperconnesso e globalizzato, caratterizzato da una maggiore competitività e da una crescente accelerazione del cambiamento, riconoscere l’importanza della formazione delle proprie risorse e investire nella stessa può fare la differenza.

Una pianificazione strategica delle attività di formazione può infatti aiutare l’ottimizzazione delle performance, aumentare la motivazione e migliorare l’impegno nel quotidiano, portando ad una crescita globale del business.

Eppure sono ancora molte le imprese, in particolare le PMI, che non investono nella formazione dei propri collaboratori, rischiando di rimanere presto escluse dai nuovi mercati, sempre più volti ad una trasformazione digitale e ad un’automazione dei processi.

Nel 2019 l’OCSE, l’organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, ha pubblicato uno studio sullo stato della formazione continua nel nostro paese, che ha evidenziato il sostanziale ritardo dell’Italia, rispetto agli altri 35 paesi membri, in materia di partecipazione (appena il 20,1%) e di sviluppo delle competenze maggiormente richieste nel mercato del lavoro, ossia quelle digitali, linguistiche e matematiche.

I Fondi interprofessionali paritetici sono stati istituiti proprio al fine di sensibilizzare le imprese sull’importanza strategica della formazione per accrescere la competitività delle imprese.

Aderendo gratuitamente ad un fondo interprofessionale mediante il versamento dello 0,30% dei contributi Inps, ogni azienda può finanziare i corsi di formazione di interesse per i propri dipendenti ed effettuarli gratuitamente presso la propria sede.

In base al fondo prescelto è possibile finanziare qualsiasi tipologia di formazione, dai corsi individuali a quelli collettivi, dai corsi obbligatori in materia di sicurezza ai corsi di specializzazione nei campi più svariati, dai corsi di formazione interna ai corsi tenuti da professionisti esterni.

Il tutto senza alcuna spesa a carico dell’impresa, eccetto il costo del personale per il tempo non lavorato durante le attività formative.

Particolare attenzione, è stata posta poi in materia di Formazione 4.0.

Mai come negli ultimi mesi di lockdown forzato, è emerso così chiaramente come le competenze digitali siano sempre più fondamentali, e come le aziende che hanno risentito meno il peso dell’emergenza sanitaria Covid-19 siano state quelle che negli scorsi anni avevano già avviato una trasformazione digitale della propria organizzazione.

Il credito d’imposta Formazione 4.0 è stato introdotto dal MISE proprio al fine di incentivare la formazione in materia di trasformazione tecnologica e digitale delle imprese attraverso lo studio delle tecnologie abilitanti dell’industria 4.0.

L’agevolazione prevede un credito d’imposta sulle spese sostenute nel periodo d’imposta successivo a quello in corso al 31 dicembre 2019 relative al costo aziendale del personale impegnato come discente nelle attività di formazione agevolabili, comprese quelle svolte in modalità e-learning, ed eventualmente impegnato come docente o tutor (in quest’ultimo caso le spese non possono eccedere il 30% della retribuzione complessiva annua del dipendente). A seguito delle modifiche apportate dalla legge di Bilancio 2020, il credito spetta nella misura del:

  • 50% delle spese ammissibili, nel limite massimo di 300.000 Euro per le piccole imprese;
  • 40% delle spese ammissibili, nel limite massimo di 250.000 Euro per le medie imprese;
  • 30% delle spese ammissibili, nel limite massimo di 250.000 Euro per le grandi imprese.


È interessante evidenziare come questa misura sia cumulabile senza limitazioni con i contributi ricevuti dall’impresa per i piani formativi finanziati dai Fondi interprofessionali che escludono dai costi ammissibili i costi del personale in formazione, ossia per i piani di formazione finanziata erogati in regime “de minimis”.

Author

Giulia Pischedda

Business Developer

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