Il rilancio dell’economia italiana: puntare sul settore Aerospaziale

  • Di Roberta Cristiano
    • 23 Set 2020
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L’insorgere dell’emergenza sanitaria legata alla diffusione del Coronavirus (COVID-19) sta causando danni incalcolabili alla salute pubblica e all’economia mondiale. Per arginare i danni e facilitare la ripresa, l’UE ha approvato un pacchetto di aiuti economici tra cui il cosiddetto Recovery Fund

L’Italia si trova, pertanto, a decidere in che modo e dove investire le risorse attese. In questo contesto, il settore Aerospaziale dovrebbe essere messo al centro della strategia di rilancio del nostro Paese. 

Il settore, infatti, è stato fortemente colpito dalle restrizioni imposte dalla pandemia e il comparto aeronautico rischia di entrare fortemente in crisi in assenza di investimenti adeguati. Secondo alcuni studi, in Italia solo il 22% delle persone prevede di prendere un volo nazionale nei prossimi due mesi e solo il 14% ha in programma un volo internazionale. Si tratta, dunque, di un crollo senza precedenti nel settore del traffico aereo che, unito agli effetti sulle supply-chain globali, sta avendo pesanti ripercussioni sulla produzione aerospaziale, dal punto di vista operativo, finanziario e logistico. 

Colpita dall’emergenza in maniera severa, l’industria aerospaziale italiana dovrebbe essere supportata in quanto asset strategico, in caso contrario si rischia di perdere know-how e competenze, ovvero competitività nei confronti di altre realtà estere affermate, con possibili danni economici di lungo periodo.

A fronte di un trend così negativo, è difficile immaginare che il settore aerospaziale possa andare incontro ad un’auspicabile ripresa senza un sostegno attivo da parte dello Stato. Sarebbe necessario, infatti, prestare particolare attenzione alla produzione aerospaziale e, in particolare, agli investimenti in Ricerca e Sviluppo nel lungo periodo, per arginare le fluttuazioni congiunturali causate  dal Covid-19. 

Una strategia da adottare potrebbe essere proprio quella di favorire la diversificazione delle aziende per quanto riguarda i prodotti. Questa esigenza si coniuga perfettamente con il nuovo piano Transizione 4.0 e, in particolare, con il nuovo Credito d’imposta Ricerca, Sviluppo, Innovazione e Design finalizzato alla realizzazione di prodotti/processi nuovi o significativamente migliorati, per mantenere viva la competitività del nostro Paese.

Nell’ambito di questa crisi dell’industria aeronautica mondiale, inoltre, anche le grandi compagnie aeree rischiano di fallire. Alla mancata fiducia delle persone sul rispetto delle norme di sicurezza adottate sui voli, si affianca anche l’aumento delle emissioni di CO2 nel trasporto aereo internazionale. La posizione dell’UE, in relazione a quest’ultimo punto, è stata quella di puntare sul sistema di scambio di quote di emissione (EU ETS) per ridurre le emissioni di gas a effetto serra. In particolare, è stato lanciato il Fondo Innovazione, che rientra tra i meccanismi di finanziamento che derivano dal sistema di scambio di quote di emissione (EU ETS), a circa 1 miliardo di euro per il periodo 2020-2030. 

Per far fronte a questa crisi sempre più profonda, quindi, l’industria aeronautica italiana dovrebbe avvalersi anche dei suddetti fondi europei ed utilizzare il proprio know-how nella realizzazione di progetti dirompenti e fortemente innovativi che la porterebbero, nel medio-lungo periodo, a fronteggiare l’attuale crisi economica post pandemia.

E’ proprio all’interno del contesto europeo in ambito spaziale che si colloca il grandissimo lavoro sviluppato in collaborazione dall’Agenzia Spaziale Italiana (ASI) e l’Agenzia Spaziale Europea (ESA) in relazione al lanciatore Vega (Vettore Europeo di Generazione Avanzata) che ha portato in orbita circa 50 piccoli satelliti leggeri contemporaneamente, i quali saranno utilizzati per varie applicazioni – tra cui l’osservazione della Terra, le telecomunicazioni, la scienza, la tecnologia e l’istruzione. Il decollo del nuovo dispenser chiamato Small Spacecraft Mission Service (SSMS) è avvenuto nella Guyana francese il 2 settembre alle 22:51 (ora locale) e dimostra l’impegno ad estendere l’accesso dell’Europa alle capacità spaziali per servire le istituzioni europee, rafforzare la nostra industria spaziale e far crescere la nostra economia. In questo contesto, l’Italia è il maggior finanziatore e sviluppatore del programma (grazie principalmente all’azienda “Avio” di Colleferro); seguono la Francia, il Belgio, la Spagna, i Paesi Bassi e, infine, con quote marginali, la Svizzera e la Svezia. 

Per questo progetto, l’ESA ha collaborato con l’Unione Europea che ha, in parte, finanziato questa missione nell’ambito del programma Horizon 2020 al fine di favorire la crescita delle tecnologie spaziali in Europa e, al tempo stesso, creare alleanze che possono rafforzare i programmi esistenti e futuri.

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Roberta Cristiano

Innovation Consultant

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