Zero Carbon

Gli obiettivi fissati dall’accordo di Parigi sono attualmente difficilmente raggiungibili: contenere l’aumento della temperatura media globale, entro la fine del secolo, al di sotto dei 2 gradi.

Le emissioni di gas serra infatti non accennano a ridursi e la temperatura media della Terra si è già innalzata di oltre un grado centigrado rispetto all’era pre-industriale. Se non si inizierà a invertire la rotta, entro il 2050 la temperatura media globale potrebbe innalzarsi fino a 4 gradi con conseguenze catastrofiche imprevedibili, almeno secondo quanto riportato dall’IPCCIntergovernmental Panel on Climate Change (il Gruppo Intergovernativo sul cambiamento climatico).

Come si può allora, in questo quadro, sperare di raggiungere gli obiettivi stabiliti dai 194 paesi che nel 2015 a Parigi hanno siglato l’accordo?

Gli impegni messi in campo dai governi finora sono insufficienti ad invertire la rotta e si rendono necessari, di conseguenza, interventi molto più incisivi per allinearsi con quanto indicato dall’IPCC per il raggiungimento della carbon neutrality, ossia l’azzeramento delle emissioni nette, che consentirebbe di contenere l’innalzamento della temperatura media del pianeta entro la soglia di 1,5 gradi.

Questo è quanto affermato dalla Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile che, in collaborazione con il Green City Network, ha realizzato un’indagine per definire la direzione da seguire e gli step necessari pet la realizzazione di città carbon neutral.

Nell’ultimo rapporto “Global risks 2020: an unsettled world” viene evidenziato come la pressione esercitata dall’uomo sull’ambiente costituisca la principale e più forte minaccia per la situazione climatica e per l’economia globale.

È finita l’epoca del greenwashing, in cui molte aziende effettuavano una comunicazione ingannevole finalizzata esclusivamente a creare un’immagine green e positiva di sé ma che, in realtà, di ambientalista e sostenibile non avevano proprio nulla.

Ora, fortunatamente, sempre più aziende hanno capito l’importanza di fare business basandosi su un valore fondamentale come la sostenibilità, che rappresenta non solo un vantaggio in termini ambientali, sociali ed economici ma anche per la sopravvivenza e la competitività dell’azienda nel medio-lungo periodo.

Elettricità, mobilità elettrica e comunità energetiche: gli asset per combattere il riscaldamento globale

Elettrificazione, mobilità elettrica e condivisa e comunità energetiche all’interno delle città sono gli asset su cui puntare per tentare di raggiungere gli obiettivi sopracitati e rallentare la corsa al riscaldamento globale.

L’elettricità è il vettore energetico chiave della transizione verso la decarbonizzazione. Questo perché è più efficiente per rendimento negli utilizzi finali, per la sua flessibilità, per la gestione e per la versatilità d’uso. Inoltre, la penetrazione delle fonti rinnovabili è più praticabile nella generazione elettrica che negli altri usi, ad esempio termici, e ciò dipende sia dalla maggiore disponibilità di fonti primarie che dal forte progresso tecnologico, che ha reso alcune fonti più competitive di quelle fossili.

Il secondo asset, la mobilità elettrica, è responsabile del 25% delle emissioni di anidride carbonica a livello mondiale. Le sfide del settore sono due, ossia l’elettrificazione del parco veicoli e lo sviluppo di un sistema efficiente e capillare di servizio pubblico, potenziando soluzioni di sharing mobility on demand, che consentano di innescare comportamenti virtuosi di shift modale.

Il terzo asset riguarda il ruolo propulsivo delle comunità energetiche. Sempre più le città saranno al centro del problema climatico, la cui soluzione non può che passare da una riorganizzazione dei sistemi urbani per rendere più efficienti e sostenibili i consumi energetici.

Si tratta, cioè, di rivedere in chiave di efficienza il modo in cui miliardi di persone si spostano, abitano, lavorano, attraverso la sharing mobility, la deep renovation degli edifici, le tecnologie digitali, senza dimenticare ovviamente il ruolo dei comportamenti virtuosi dei singoli. Il tutto accompagnato dall’elettrificazione dei consumi finali, anche in ambito domestico, provvedendo alla produzione del proprio fabbisogno in un modello di comunità energetiche in cui gruppi di residenti, imprese, attività commerciali, sviluppano progetti locali per l’autoproduzione e la condivisione di energia in un nuovo regime basato sulla generazione distribuita delle energie rinnovabili.

Significa, in sintesi, utilizzare i tetti delle case, coperture di stazioni, coperture di capannoni industriali, palazzetti sportivi, ma anche aree industriali dismesse, per installare infrastrutture di generazione di energia rinnovabile (eolico e solare). L’energia prodotta verrà poi distribuita alle utenze, a seconda delle esigenze, attraverso dei sistemi intelligenti in grado di gestire in modo efficiente le produzioni domestiche.

Per una visione di questo tipo è necessario che governi, aziende e privati cittadini collaborino insieme per rendere possibile la decarbonizzazione delle città e raggiungere anche solo parzialmente quanto definito dall’accordo di Parigi sul clima.

Andrea Donati
Innovation Consultant – Leyton Italia

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Innovation Consultant

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