Business Plan: tre strumenti alternativi per costruirlo e recuperare tempo

  • Di Carla Bertamino
    • 16 Apr 2021
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Business Plan

Il Business Plan è uno strumento essenziale per individuare e fissare gli obiettivi che si intendono raggiungere e le azioni necessarie a conseguirli. La redazione di questo documento aiuta inoltre ad aumentare la credibilità dell’azienda nei confronti di banche e investitori e, nel caso specifico delle startup, ciò si rivela di fondamentale importanza al fine di raccogliere i primi capitali ed assicurarne la crescita.

Ma è così necessario costruire da subito un Business Plan? Come si può costruire in maniera sensata e coerente?

Come accennato, il Business Plan è il documento di pianificazione strategica utilizzato dalle imprese su due livelli: interno, come linea guida, ed esterno, come strumento da presentare a istituti finanziari o nuovi soci per richiedere finanziamenti in conto capitale o a debito (viene spesso utilizzato anche per la richiesta di finanziamenti e per le agevolazioni all’imprenditoria giovanile).

Oltre che strategico è anche uno strumento analitico che richiede previsioni di dettaglio che abbiano una prospettiva di medio-lungo termine: tali previsioni, affinché siano realistiche, necessitano di dati certi, altrimenti il margine di errore può essere talmente elevato da portare ad un lavoro complesso, lungo e dagli scarsi risultati.

Per questo, tra le diverse analisi e sezioni al suo interno, vengono indicati non solo gli obiettivi da raggiungere e le azioni necessarie, ma anche le risorse a disposizione dell’imprenditore/startupper per conseguirli. Tra questi fattori elencati esiste un legame di interdipendenza e influenza reciproca, ed è quindi fondamentale organizzare e disporre le informazioni  in modo tale che seguano un flusso di input comprensibile e chiaro per chiunque abbia l’interesse a leggerlo, shareholders e stakeholders.

C’è da dire che la sua struttura, alle volte troppo statica e estesa, non risulta sempre adatta al contesto odierno. Infatti, i repentini cambiamenti del mercato necessitano di una risposta immediata e mirata che un documento lungo, complesso e orientato al lungo termine, non può dare. Numeri, indici, calcoli…tutto perfetto, sembrerebbe, almeno fin quando non si fanno i conti con il mercato reale fatto di clienti e consumatori, gli stessi che decideranno se acquistare o meno i prodotti e i servizi offerti.

Ciò che serve quindi, non è solo un quadro tecnico della situazione di partenza ma anche un flusso di concetti chiave che vada a mantenere il focus sul valore che si propone al cliente.

Ma quali sono i problemi per una startup nel redigere un Business Plan?

Una delle prime criticità per una startup innovativa è la ridotta certezza sul prodotto/servizio da offrire, così come sulla possibile risposta del mercato. Inoltre, offrendo un servizio/prodotto innovativo, spesso non ci sono dati a cui potersi affidare per condurre una buona analisi. Insomma, quando si fa riferimento a queste giovani realtà è necessario comprendere che l’idea che viene sviluppata è in continua evoluzione e necessita perciò di test e valutazioni prima che ci si possa effettivamente addentrare nella stesura di un Business Plan completo. Inoltre, affinché esso sia effettivamente utile all’impresa, è necessario che venga aggiornato con continuità, rendendo indispensabile l’affidamento di tale compito ad una risorsa umana dedicata.

Esistono però alcuni strumenti di supporto, attraverso i quali è possibile giungere ad un’analisi dettagliata pur avendo pochi dati a sostegno sul mercato, sul prezzo e sull’interesse dei clienti target. Tra questi, tre sono i metodi/strumenti che si pongono alla base di tale analisi.

Personas Canvas

Non esiste pubblico potenziale o buyer persona senza un bisogno reale. L’esigenza intercettata deve essere necessariamente avvertita da qualcuno affinché l’idea possa reggersi sul mercato: secondo un rapporto dell’Istat, oltre il 40% delle nuove iniziative imprenditoriali fallisce perché si basa su prodotti e servizi di cui nessuno sente l’esigenza. Ecco perché diviene fondamentale utilizzare il Personas Canvas, uno strumento che ci consente di fare un’analisi qualitativa dei clienti “ideali”,  profilando – dunque – quei segmenti di clientela che sicuramente avvertono il bisogno/problema che si intende soddisfare/risolvere mediante l’idea di business. Il Personas Canvas aiuta, quindi, a fare un’analisi accurata del cliente ideale, indagando sulle le sue esigenze, obiettivi e ambizioni personali nonchè i canali su cui si muove o si informa, in poche parole: un identikit preciso e su misura del potenziale cliente finale.

Service Blueprint

È quel ponte che collega il cliente ideale al servizio/prodotto. Con questo metodo si entra nelle fasi più tecniche del processo di sviluppo perché consente di visualizzare il servizio mostrandone simultaneamente il processo di erogazione, i punti di contatto con il cliente, il ruolo dei clienti e dei dipendenti nonché gli elementi visibili del servizio. È uno strumento di progettazione indispensabile per mappare l’orchestrazione di persone, sistemi e processi durante l’esperienza del cliente (customer journey) con l’organizzazione ed evidenziando ciò che aiuta o ostacola tale esperienza e sovrapponendo i punti di contatto con il cliente e le persone e i sistemi di front / back office. In sintesi, il Service Blueprint consente di mappare in profondità tutte le azioni ed i processi di un’organizzazione, analizzando tutto ciò che accade sotto la superficie.

Analisi SWOT

Permette di accedere ad un nuovo livello di consapevolezza del proprio business tale per cui è possibile iniziare a sottolinearne le migliorie, gli obiettivi ai quali puntare e le minacce dalle quale difendersi. Questo strumento permette di guardare l’ azienda dall’alto, con maggiore lucidità. In generale, l’analisi SWOT (Strenghts, Weaknesses, Opportunities e Threats) è una metodologia utilizzata per effettuare scelte strategiche a partire dalla mappa dei fattori interni ed esterni, positivi o negativi, di un’organizzazione. Esso è organizzato per righe e colonne, ognuna delle quali collegata all’altra ma con obiettivi specifici. Nella prima riga sono elencati i fattori interni, ovvero gli aspetti del business che dipendono dall’organizzazione stessa e su cui questa ha controllo. In particolare, nel primo quadrante (riga 1, colonna 1) sono elencati i punti di forza dell’organizzazione, mentre nel secondo quadrante (riga 1, colonna 2) i punti di debolezza. Questi due fattori possono essere attivamente modificati dall’organizzazione. Per quanto riguarda gli altri due quadranti, sono relativi alle opportunità e alle sfide presentate dal mercato di riferimento e sono perciò al di fuori del controllo dell’organizzazione.

Gli strumenti a supporto delle startup innovative nel superamento delle difficoltà nel redigere un Business Plan sono diversi. Quelli appena elencati son tre metodi alternativi alla pura analisi tipica del Business Plan, sono strutturati, semplici e riescono a incanalare l’attenzione dello startupper verso le tre caratteristiche fondamentali del progetto. Grazie a queste metodologie una start up non deve necessariamente perdersi nelle svariate sezioni di un Business Plan ma può comunque avere a disposizione l’analisi di fattori fondamentali da utilizzare per strategie interne e per strutturare proposte verso l’esterno. 

Carla Bertamino
Business Innovation Analyst– Leyton Italia

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Carla Bertamino

Business Innovation Analyst

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