Bonus 110%: interventi green, finanziamenti e ritiro credito di imposta

  • Di Eva Squarcia
    • 09 Dic 2020
    • read
  • Twitter
  • Linkedin
Interventi Green

Il settore dell’energia è oggi più che mai in forte espansione, grazie indubbiamente alle politiche europee che hanno permesso all’Italia di mettere in campo approcci incentivanti di forte impatto.

Il “Bonus 110%” ne è l’esempio più evidente ma, ciò nonostante, i dati derivanti da studi

specifici dimostrano come già circa 3 milioni di italiani vi abbiano rinunciato.

Sicuramente sono svariate le cause scatenanti: l’articolata burocrazia di processo e la

complessità della valutazione tecnica progettuale (atta a garantire il rispetto dei parametri che renderanno il bonus fruibile nella sua totalità) sono sicuramente i primi ostacoli da superare.

Ma questo non basta, perché vi è un aspetto più puramente finanziario.

Il Bonus 110%, come sappiamo, prevede una detrazione fiscale più elevata rispetto al costo stesso dell’intervento di efficientamento energetico: detrazione recuperabile dal cliente attraverso la propria dichiarazione dei redditi ma che, grazie all’opzione di conversione in “cessione del credito”, viene percepita dall’utente finale come opportunità per poter intervenire sul proprio immobile in maniera totalmente gratuita, evitando qualsiasi esborso economico.

In realtà però si sta delineando uno scenario ben più complesso.

L’azienda esecutrice si trova di fronte, nella maggior parte dei casi, alla richiesta del cliente di cedere il proprio credito d’imposta o di ricevere un equivalente sconto in fattura.

A questo punto l’azienda esecutrice ha due differenti opzioni percorribili:

  1. Ritirare il credito di imposta del cliente ed effettuare l’intervento: in questo caso l’esecutrice può anticipare tutti i propri costi o richiedere un finanziamento alla banca per sostenerli: per entrambe le opzioni, il costo dell’intervento dovrà prevedere delle maggiorazioni legate al proprio rischio aziendale o ai costi di finanziamento;
  2. Appoggiarsi ad un istituto finanziario o ad una banca per il trasferimento del credito di imposta del cliente, in modo tale da ricevere il compenso economico utile a permettere il proseguimento dell’intervento rispettando il processo regolare dell’azienda stessa.

Analizziamo però più da vicino questa seconda opzione.

Nel caso in cui l’azienda esecutrice riesca ad appoggiarsi ad una banca per la cessione del credito del proprio cliente, si trova ad affrontare procedure molto complesse, in totale

autonomia e sopraffatto da una burocrazia particolarmente articolata.

D’altro canto però, gli istituti bancari, sempre più spesso, sembrano orientarsi su percentuali difee (normalmente 6-8%) calibrate proprio nel rispetto di quel 10% di bonus aggiuntivo al valore reale dell’intervento.

In un simile caso, quindi, l’azienda esecutrice si trova di fronte a una giusta fee che permette di mantenere l’economicità dell’intervento per il proprio cliente, ma un livello di burocrazia tale da obbligarlo, nella maggior parte dei casi, ad appoggiarsi a consulenti esterni.

Nel caso in cui invece l’azienda esecutrice decida di appoggiarsi ad un intermediario finanziario, si vede richiedere fee molto elevate, che in alcuni casi sfiorano il 25/30%.

Questa fee viene ovviamente ricaricata (con l’aggiunta, a volte, di una maggiorazione di

gestione) sul costo totale dell’intervento, riducendo quindi pesantemente il vantaggio del

bonus stesso e portando il cliente a desistere.

Questo forse è il motivo per cui si rivela sempre più spesso essere proprio l’azienda esecutrice a sconsigliare al cliente, per tutte queste ed altre difficoltà, l’utilizzo della cessione del credito o dello sconto in fattura.

E’ doveroso quindi trovare una soluzione per sostenere queste imprese in un circuito

complesso per loro ma semplice per aziende dal know-how specifico.

E’ fondamentale lanciare un messaggio a queste imprese in difficoltà, informarle che è possibile oltrepassare ostacoli che spesso possono sembrare insormontabili.

Una soluzione a questa problematica infatti esiste, ed è la creazione di un valido modello di supporto per queste aziende: un supporto che, grazie alle giuste partnership bancarie ed a know-how tecnici e finanziari di alto livello, possa occuparsi della complessità burocratica e dell’intero processo accompagnando queste aziende all’accesso di crediti all’impresa per loro normalmente inarrivabili.

Il tutto con costi limitati di consulenza tecnico-finanziaria e come fee, unicamente quella della banca partner che ritirerà il credito di imposta del progetto facendo contestualmente accedere l’esecutrice ad un credito che le permetterà di svolgere l’intervento con la stabilità finanziaria dovuta.

E’ questa la strada giusta.

Eva Squarcia
Senior Sales Manager Energy – Leyton Italia

Author

Eva Squarcia
Eva Squarcia

Senior Sales Manager Energy

I nostri articoli

Vedi altro arrow_forward
Contratti di sviluppo
Contratto di sviluppo semiconduttori: stabiliti i termini e le...

Il Ministero delle imprese e del Made in Italy ha pubblicato il decreto direttoriale che definisc...

Whistleblowing
Whistleblowing: le principali novità e le raccomandazioni per ...

Con il Decreto Legislativo n. 24 del 10 marzo 2023 è cambiata la disciplina in materia di Whistle...

Carbon Neutrality
La Carbon Neutrality secondo la Norma ISO 14068-1:2023

La Carbon Neutrality, come definita nella recente normativa ISO 14068-1:2023, emerge come un trag...

Crediti d'imposta 4.0
Comunicazione obbligatoria per la fruizione dei Crediti d’Impo...

Nella tarda serata di venerdì 29 marzo 2024 è stato pubblicato nella Gazzetta Ufficiale il Decret...